Nei cinquant’anni successivi all’Unità, i briganti sono stati una presenza importante nella cronaca italiana. Difensori di un mondo rurale destinato a scomparire, Robin Hood alla periferia del nuovo stato, ladri di bestiame nemici della moderna legalità, i briganti sono stati guardati con simpatia come ribelli contadini. Dall’altra parte stavano gli odiati Carabinieri piemontesi, gli occasionali “bounty killers”, gli informatori locali.
Almeno in Sardegna, la storia è un po’ diversa: Elias Serra Sanna (quello che vediamo,riverso, nella foto) ha ventisette anni quando viene ucciso ed è un sanguinario criminale. Nei dieci anni precedenti col fratello Giacomo ha ammazzato decine di piccoli e medi proprietari e ha rubato centinaia di capi di bestiame. La sorella Mariantonia vive a Nuoro col padre. Passeggia in città altera e carica di gioielli. La famiglia si è arricchita coi furti e con le minacce, vive bene e taglieggia e uccide chi resiste. Esecuzioni pubbliche, mani tagliate, corpi smembrati, bambini uccisi con le madri. I Serra Sanna sono chiamati “sos gigantes” (i giganti) o “sos senatores” (i senatori). L’operazione “caccia grossa” organizzata dai Carabinieri il 10 luglio 1899 mette fine alla storia della banda. Uno degli ufficiali era Lussorio Cau, che più di vent’anni dopo sarebbe stato nominato da Mussolini giudice del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Avrebbe fatto parte del collegio che condannò a morte l’anarchico Michele Schirru, un altro sardo, colpevole solo di aver progettato un attentato contro il Duce.