Gli scavi archeologici di Pompei, iniziati per volere di Carlo III di Borbone, sono una delle più importanti testimonianze di città romana del primo secolo dopo Cristo. Hanno restituito i resti di quanto conservato da una coltre di ceneri e lapilli dopo l’eruzione del Vesuvio del 79. La maggior parte dei reperti recuperati (e degli affreschi, dei mosaici e delle statue) è oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in modesta quantità nell’Antiquarium di Pompei, attualmente chiuso. Il sito di Pompei, nell’ultimo decennio è stato visitato mediamente da oltre due milioni di persone l’anno, ed è risultato essere nel 2013 il secondo sito in Italia per numero di visitatori: 2.457.051 ingressi, con un introito lordo di 20.337.340,30 euro (al primo posto della classifica il Complesso Museale che comprende Colosseo, Foro Romano e Palatino). Dal 1997 le rovine, sono inserite dall’UNESCO nella lista del Patrimonio Umanità.
Appendice
La legge 6 agosto 1981 n. 456 decreta la nascita della Soprintendenza archeologica di Pompei, all’indomani del terremoto del 1981, operando il distacco territoriale dei comuni vesuviani dal resto della provincia di Napoli e dal Museo Archeologico Nazionale, che per volontà dei Borbone era stato destinato ad accogliere, oltre alla collezione Farnese, le antichità provenienti dagli scavi di Pompei e Ercolano.
La legge 8 ottobre 1997, n. 352, art. 9, dota la Soprintendenza di autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e finanziaria; al Soprintendente Archeologo si affianca la figura di un Dirigente Amministrativo.
Il D.P.R 26 novembre 2007 n. 233 istituisce la Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei, dotata, come i nuovi Poli Museali, di autonomia di bilancio. La competenza territoriale abbraccia l’intera provincia di Napoli e include oltre a Pompei, ad Ercolano e ai siti vesuviani, l’area flegrea (con i siti di Cuma, Pozzuoli, Baia), la città di Napoli con il Museo Archeologico Nazionale, la costiera sorrentina, Ischia e Capri.
Pochi mesi dopo l’istituzione della Soprintendenza Speciale, con il DPCM del 4 luglio 2008, viene dichiarato lo stato di emergenza in relazione alla situazione di grave pericolo in atto nell’area archeologica di Pompei e nominato un Commissario Straordinario, che termina la sua attività il 31 luglio 2010, data oltre la quale la Soprintendenza Speciale è rientrata in un regime di gestione ordinaria.
Dal gennaio 2014 la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei si scinde in due istituzioni, l’una con competenza su Napoli, area flegrea e Caserta e l’altra con competenza sui siti vesuviani (Pompei, Ercolano e Stabia, Oplontis e Boscoreale) e diventa Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia.