Per anni ho continuato a rimandare una “nuova” visita al British Museum. L’occasione è arrivata la settimana scorsa, durante una mia breve incursione nella vita della mia famiglia londinese. Partner per il revival il mio nipotino Leonardo, di nove anni. Tutta la mattinata a disposizione. Già entrando, senza troppe sorprese, mi sono accorgerta che quasi niente somigliava a quanto avevo visto venticinque anni fa. La Great Court del museo era, ai miei tempi… un grande cortile. Ora è la più estesa piazza coperta d’Europa, progettata dallo studio di Norman Foster, con uno spettacolare soffitto di acciaio che sostiene 1656 pannelli di vetro, tutti diversi per forma e dimensione. Mio nipote non può trattenersi dal confidarmi che gli sembra di sentirsi nel ventre di una nave spaziale. Tutt’intorno al centro dell’astronave, dove era la Reading Room, sono disposte dodici sculture, selezionate dalla vastissima collezione del museo, che introducono alle sezioni delle diverse “culture”. Attorno alle statue si avvicendano indaffarate orde di scolaresche, in uniforme, che dimostrano molta sorpresa e non minore interesse.
La nostra prima lunga sosta si consuma di fronte all’imponente busto del Faraone Ramses II che vigila sulla Stele di Rosetta, il famoso “dizionario“ di granito nero che permise di tradurre i geroglifici in lingue note, protetta nel perspex e presa d’assalto da tutti. Poi ci intrufoliamo nella sezione dedicata alla Mesopotamia, zeppa di sculture e rilievi provenienti dalla regione che oggi conosciamo come Iraq settentrionale. Due colossali sfingi col corpo di leone, provenienti dal Palazzo reale di Nimrud, e un leone rampante dal tempio di Ishtar, la dea della guerra, introducono alla lunga serie di bassorilievi che decoravano la stanza del trono e gli appartamenti reali di Ninive. Descrivono la vita del re e dei suoi sudditi con un impressionante realismo e ricchezza di dettagli. Assurbanipal, il barbuto monarca, è rappresentato in scene di guerra, intento in rituali non profani ben scortato da demoni, e durante la caccia, lo sport dei re, appunto, in Mesopotamia. Le scene venatorie molto realistiche raccontano, con fini dettagli, tutte le fasi dell’azione dal rilascio dei leoni, all’inseguimento, all’uccisione.
Proseguiamo la visita per confrontarci colle statue di marmo del timpano e le arcifamose metope del tempio di Atena ad… Atene, il Partenone! Un dettagliato compendio della mitologia greca, riassunto con una maestria e un’armonia che sorprendono, scultura dopo scultura, pezzo dopo pezzo, frammento dopo frammento.
Le residue energie, che erano mancate al fotografo (but… http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=459813&partId=1&museumno=1864,1021.2&page=1).) sono spese per (ri)vedere la statua equestre di un giovane greco che mi aveva impressionato un quarto di secolo fa. Risale ai primi cinquanta anni della nostra era. Il cavaliere è nudo, se non per un mantello di foggia militare, e, con buona probabilità, è un principe. La sua bellezza è tale da giustificare i miei, stavolta sì, nitidi ricordi.
Stremati dalle emozioni ci avviamo all’uscita. Leonardo mi strappa la promessa di essere ancora a sua disposizione per il British durante la mia prossima permanenza a Londra. E una promessa è una promessa… Per i lettori di Barnum invece un semplice consiglio: il British è un MUST, una volta nella metropoli.