Giusto cinquecento anni fa, il 31 ottobre 1517, il monaco agostiniano Martin Lutero ( 1483/1566) affisse sulla porta della Schlosskirche di Wittemberg, nella Sassonia Anhalt, le sue Novantacinque tesi contro la prassi consolidata della vendita delle indulgenze e contro il dogma dell’infallibilità del Papa, evento che diede inizio alla Riforma protestante.
Per celebrare la ricorrenza, dal 31 ottobre 2017 e fino al 7 gennaio 2018, la Galleria degli Uffizi di Firenze presenta in una mostra, I volti della Riforma. Lutero e Cranach nelle collezioni medicee, allestita in Sala Detti, un prezioso nucleo di dipinti appartenenti alle collezioni medicee.
Molti dei dipinti, vere icone della Chiesa riformata, sono accomunati dall’essere usciti dalla bottega di Lucas Cranach il Vecchio (Kronach 1472 – 1553 Weimar), considerato, per la usa amicizia con Lutero, il pittore ufficiale della nuova corrente religiosa. Ci sono i ritratti di Martin Lutero e di Filippo Melantone, promotori del movimento riformatore; della moglie di Lutero, Caterina von Bora, monaca cistercense; dei fratelli Federico III il Saggio e Giovanni, Elettori di Sassonia, strenui sostenitori della Riforma. Non manca il famoso dittico Adamo ed Eva, e una Madonna col Bambino e il san Giovannino, testimonia la padronanza del pittore nell’interpretare temi sia attinenti alla nuova spiritualità, sia a quella cattolica.
Cranach produsse anche incisioni per corredare di immagini i testi sacri riformati. In mostra sono esposte, per la prima volta, tre serie che illustrano la Passione di Cristo, gli Apostoli, i Martirii degli Apostoli, oltre a numerose stampe singole. Nel campo dell’incisione Cranach dovette misurarsi con la maestria di Albrecht Dürer (1471 /1528). Lo dimostrano alcuni significativi esempi sul tema della Penitenza di San Giovanni Crisostomo e del Peccato Originale. Per quanto riguarda la produzione di stampe allegoriche che descrivevano satiricamente i vertici ecclesiastici romani, del tutto assente dalle collezioni medicee, in mostra è presente un famoso opuscolo di Lutero e Melantone, illustrato da Cranach (Deüttung der zwu grewlichen figuren Bapstesels zu Rom vnd Münchkalbs zu Freyberg in Meyssen funde), un genere il cui successo prosperò per almeno un secolo e che avrebbe scatenato una reazione antagonista di pari vigore.
Arricchiscono l’esposizione i ritratti di due personaggi di ambito fiorentino che furono inquisiti per aver manifestato il loro interesse verso le nuove teorie religiose: quello di Pietro Carnesecchi (già notaro di Cemente VII Medici) opera di Domenico Ubaldini detto il Puligo (1492/1527), e quello, molto famoso, di Bartolomeo Panciatichi (rappresentante diplomatico di Cosimo I a Parigi) di Agnolo Bronzino (1503/1572). Sono emblematici del clima della Firenze degli anni quaranta del ‘500, quando i rapporti fra Cosimo I e la chiesa di Paolo III Farnese erano al massimo della tensione e le nuove dottrine provocavano interesse nei circoli intellettuali e nell’Accademia Fiorentina. Cosimo si spese in difesa di questi due personaggi. Senza successo nel caso del Carnesecchi che fu, per sentenza dell’Inquisizione, decapitato e arso a Roma nel 1567. Il Panciatichi, invece, arrestato nel 1552, fu rimesso presto in libertà, dopo il pagamento di un congruo riscatto.
Per i dipinti “fiorentini” di Cranach il Vecchio, la prima citazione inventariale della presenza nelle collezioni medicee delle effigi dei coniugi Lutero risale al 1561. Mentre i ritratti degli Elettori di Sassonia provennero dall’eredità urbinate di Vittoria della Rovere, a riprova della diffusione dei volti dei Riformatori nelle corti italiane. Collocati in posizioni defilate, i ritratti di Lutero e Melantone ebbero comunque un momento di grande visibilità nella Sala dei Pittori dell’appartamento del Cardinal Leopoldo a Palazzo Pitti, nonostante l’immagine pubblica della dinastia fosse fortemente connotata per l’osservanza dell’ortodossia cattolica.
La mostra è a cura di Francesca de Luca e Giovanni Maria Fara.