Se nasci su una nave vichinga sulla rotta tra Reykjavik e Copenhagen e muori in poltrona, godendoti uno spettacolo musicale nel Teatro Regio della capitale danese, devi per forza essere un genio. Lo è stato Bartel Thorvaldsen, per sua sfortuna venuto al mondo qualche anno dopo (tredici) di Antonio Canova e quindi considerato, malgrado tutto, un suo epigono.
Ma Bartolomeo (ribattezzatosi Alberto in quel di Roma) ebbe anche la grande fortuna di poter vivere tanto a lungo in Italia, più di otto lustri, per conoscere de visu la scultura classica e per vedere il suo talento riconosciuto persino da un papa (Pio VII che gli commissionò la sua tomba in San Pietro) benchè fosse dichiaratamente protestante.
Non sopravvisse però tanto a lungo da vedere realizzato il suo progetto più ambizioso: dar vita al primo museo danese, quello dedicato alle sue opere, che venne inaugurato nel 1848, quattro anni dopo la sua scomparsa.
Invece Francesca Moscheni, fotografa multitasking che non ha bisogno di presentazioni, quel museo l’ha visto. L’ha anche fotografato e ha anche deciso di condividere i suoi scatti “neoclassici” con i lettori di BARNUM. Eccoli.