La rubrica televisiva No Comment dell’emittente Euro News del 19 febbraio 2015, ha mostrato immagini girate (si presume il giorno prima) ad Aleppo, in Siria, che documentavano il cannoneggiamento (reciproco) delle forze in campo, senza parole come prevede il formato di quel giornale. I cameraman autori delle immagini si sono dimostrati molto attenti nel mettere a… fuoco le armi da… fuoco (obici, mortai, cannoni montati su carri, mitragliatrici, kalaschnikov). A nessuno di loro è venuto in mente di tentare di inquadrare ciò che è (resta?) della storica città, antica testimone di tante culture? Rimarrò dunque nel dubbio riguardo alla “storicità” delle immagini che scattai nel febbraio del 1998 (la data del visto sul mio passaporto di allora non concede incertezze alla mia ormai scarsa memoria) in una città che appariva amena, abitata da persone curiose che amavano la vita, piena di artigiani capaci e di bambini che sapevano divertirsi con pochissimo. Cosa è accaduto alla medrasa Al Kardosa e alle sue argentee cupole? E della cittadella cosa rimane? E cosa ne è di Palmira? Di Apamea? Di Bosra? Di Ebla, scavata da archeologi italiani? Sono in piedi le colonne delle strade romane “colonnate”, appunto? Le mura secolari del Crac des Chevaliers hanno tenuto? E i mosaici dorati della moschea degli Omayyadi a Damasco sono ancora lì? Le armi fanno immagine e ascolti, e la cultura no?