La Glyptothek di Monaco di Baviera è un edificio neoclassico in stile ionico che fu realizzato, a partire dal 1815, per volere del principe ereditario della dinastia dei Wittelsbach (che sarebbe divenuto Ludwig I° re di Baviera) dall’architetto Leo von Klenze nella piazza che si stava allestendo e che prenderà il nome di Königsplatz.
Nelle varie sezioni del museo sono conservati sculture, mosaici e rilievi che datano dal periodo greco arcaico (650 a.C.) al tardo impero romano (400 d.C.).
Tra le opere più importanti sono le figure provenienti dal Tempio di Atena Afaia (frontoni est e ovest) a Egina (capoluogo della omonima isola, non lontana – 50 km – da Atene) che risalgono al 500 a.C. e che furono rimosse, nel 1811, da Charles Robert Cockerell e Otto Magnus von Stackelberg e vendute al principe ereditario. Furono restaurate e ricomposte dal famoso scultore neoclassico danese Bertel Thorvaldsen
Entrambi i frontoni mostrano al centro la dea Atena e comprendono gruppi di guerrieri, anche caduti, con le loro armi.
Vanto della Glyptothek è anche il cosiddetto Fauno Barberini, o Satiro ubriaco, scultura greca che si data intorno al 220 a.C. che fu ritrovata a Roma, nel 1624, nei fossati di Castel Sant’Angelo e che quattro anni dopo entrò nella collezione del cardinale Francesco Berberini. Restaurata da Gian Lorenzo Bernini fu acquistata dal principe Wittelsbach nel 1814. Antonio Canova si battè perché l’opera restasse a Roma ottenendo un bando all’esportazione che però ebbe effetto solo per cinque anni. Il 6 gennaio del 1820 la statua giunse a Monaco, dove fu esposta nell’emiciclo che ancora la ospita.
Altre opere di primaria importanza sono i bassorilievi dell’Ara di Domizio Enobarbo che provengono dal tempio di Marte a Roma, attribuibili, per la foggia della toga e delle uniformi dei soldati, a un periodo di poco anteriore alla riforma di Mario dell’esercito (ca. 107 a. C.).