Nel 1903, quando dai giardini di Versailles parte la Parigi Madrid, “la più grande gara dall’invenzione dell’automobile”, le prime fabbriche di carrozze a motore, la De Dion, Bouton et Trépardoux di Puteaux, all’estrema periferia di Parigi, e la Benz & C.ie di Mannheim, hanno esattamente vent’anni.
Le proto automobili sono elettriche (nel 1898 Gaston de Chasseloup-Laubat stabilisce con una vettura elettrica il record mondiale di velocità di 63,14 Kmh e l’anno successivo Camille Jenatzy supera i 100 con La Jamais Contente, una sorta di siluro a 4 ruote) o vanno a carbone, legna e soprattutto a alcool e a petrolio: il motore a benzina conquisterà i mercati solo negli anni della prima guerra mondiale.
Il 24 maggio, alla partenza della corsa, che prevede tre tappe, con soste a Bordeaux (552 km) e Vitoria (335 km), per complessivi 1307 km, si presentano 170 concorrenti automobilisti, divisi in tre classi, secondo il peso della vettura, e 54 motociclisti. Nelle due classi più pesanti è obbligatoria la presenza a bordo di un meccanico che non deve pesare meno di 60 chili!
Le auto, per regolamento, sarebbero partite a intervalli di due minuti, i rifornimenti e le riparazioni potranno essere effettuati solo durante la corsa e non nel parco chiuso previsto per il ricovero notturno delle auto. Il libretto con i tempi rilevati ai controlli dovrà essere conservato in scatole sigillate all’interno delle carrozzerie.
Piloti esperti e marche già famose si schierano al via di Parigi con automobili capaci di velocità anche di 130 km orari (le Panhard & Levassor da 70 hp) e, addirittura, di 140 (le Mors di Fernand Gabriel, Henry Fournier e William Kissam Vanderbilt, auto che hanno un motore di 9200 cc per 4 cilindri e 60 hp). I fratelli Marcel e Louis Renault sono al volante di due vetture col loro marchio, mentre Vincenzo Lancia e Luigi Storero guidano le uniche due Fiat in competizione. Le Mercedes alla partenza sono 11. Le cronache raccontano della presenza di più di centomila spettatori a Versasilles, il che convince gli organizzatori a dimezzare l’intervallo tra una partenza e l’altra.
I responsabili dell’ordine pubblico hanno sottovalutato l’evento. Le “transenne” di corda sono insufficienti a contenere la folla che si riversa sulla strada. E i soldati addetti alla sicurezza sono pochi. E’ buio. Da settimane non piove e dopo il primo kilometro del percorso, che è stato innaffiato abbondantemente dagli organizzatori, un polverone si alza a complicare il non già facile compito dei piloti.
La bagarre inizia da subito. Il primo a partire è Charles Jarrott, lo seguono de Kniff e Louis Renault. Poi, in tre ore, partono tutti. Jenatzy su Mercedes e Gabriel rimontano tra Parigi e Rambouillet dieci posizioni. Di più fa Marcel Renault che, partito 63mo, a Poitier, a metà del percorso, è già a ridosso dei primi ma il suo sprezzo del pericolo gli costerà caro.
Non mancano gli incidenti. Si spaccano gli assali di molte vetture, e non solo di quelle di rincalzo. Molti degli alberi che ombreggiano le strade diventano il bersaglio di piloti non troppo esperti e più di un’auto esplode o s’incendia. I fossati si riempiono di carcasse ancora rombanti con le ruote al vento. L’irlandese Leslie Porter si schianta contro la sbarra di un passaggio a livello perdendo il meccanico, Georges Richard fa altrettanto, senza alcun rispetto per un platano, ad Angouleme. A Chatellerault la Tourand di Brunhot finisce tra la folla e provoca la morte di un militare in servizio. Camille du Gast, unica donna in competizione tira fuori dai pasticci E.T. Stead, suo compagno nella “scuderia” de Dietrich che non ha saputo evitare una folla di appassionati ed entusiasti ed è finito in una gora.
Al traguardo parziale di Bordeaux , dove non mancano i fotografi cui si debbono le immagini qui pubblicate, giungono notizie di molti cedimenti meccanici, di molti ritiri, di molti morti. Saranno otto alla fine della giornata, più di cento i feriti. Cinque i piloti immolatisi in nome della velocità. Louis Renault che taglia per primo il traguardo, dopo otto ore di guida, attenderà invano il fratello Marcel, vittima, a Couhé Vérac, di un incidente che si rivelerà fatale dopo 48 ore.
Si stila una classifica a tempi compensati e appare subito evidente che al comando è Gabriel, partito 168mo e giunto terzo. Ha percorso i 552 km in 5 ore e 14 minuti, alla media oraria di 105 km. Madame du Gast si piazza al 45mo posto.
Le sconfortanti notizie dei disastri arrivano, via telegrafo, ben presto anche a Parigi. Il Consiglio dei Ministri, convocato d’urgenza, ordina agli organizzatori di sospendere la gara in territorio francese per riprenderla, eventualmente, in quello spagnolo. Il diniego al proseguimento del governo di Madrid non si fa attendere e la grande corsa viene definitivamente dichiarata conclusa a Bordeaux. La classifica determinatasi in quella località sarà quella finale.
Alle auto superstiti è fatto divieto assoluto persino di circolare. Rientrano così nella capitale in… treno e… in lutto. Le corse automobilistiche su strade aperte al pubblico sono dichiarate illegali. Sarà così fino al 1927, l’anno della prima Mille Miglia. Ma quella sarà un’altra storia.