Nel 1899 Parigi è più eccitante ed eccitata più che mai. Un secolo si chiude, e per l’inizio di quello che verrà è prevista una Esposizione Universale. Non le regalerà un’altra Tour Eiffel, ma la porrà ancora una volta all’attenzione del mondo, almeno di quello che conta. La capitale si mette a lustro e gli editori di gazzette e di pubblicazioni illustrate si preparano a edizioni e vendite straordinarie. La fotografia, per l’occasione, compie sessanta anni e finalmente le tecniche di stampa tipografica consentono di divulgarla al grande pubblico. Gli apparecchi fotografici sono maturi per l’istantanea, per lo scatto en plein air. Sono ormai portatili e hanno otturatori veloci, le lastre di vetro (le mamme delle pellicole) sono abbastanza sensibili da rendere non indispensabile l’uso del treppiede. I fotografi dunque possono rendersi trasparenti e produrre immagini meno stereotipate. Tra i primi a capirlo ci sono Monsieur L. Henry May, titolare della Societé Francasse d’Editions d’Art, che ha sede in rue Saint-Benoit al 9, e Monsieur Ludovic Baschet, anch’egli editore, e libraio, in rue de l’Abbaye al 12, che risulta anche il Gerente, noi diremmo il Direttore Responsabile, delle riviste dell’impresa. I due hanno alle spalle lucrative esperienze di pubblicazioni periodiche che hanno intitolato PANORAMA. Le hanno dedicate alle Meraviglie della Francia, alle Nostre Belle Attrici, alla Guerra Grecoturca, alla Guerra Ispanoamericana, a diversi Salon di pittura. Le hanno vendute a fascicoli e/o rilegate. Ora reputano i tempi maturi per un’impresa innovativa che decidono di battezzare PARIS INSTANTANÉ: 20 uscite di 16 pagine, ad album, di grande formato (34 x 28 centimetri). Nell’editoriale dichiarano: “C’è tutta Parigi in queste pagine… non fredda e immobile, ma viva… ci sono i monumenti, i capolavori, le strade piene di una folla laboriosa, indolente, di ogni classe sociale… Non è stato semplice riprodurre questa grande commedia dalle mille scene… Noi abbiamo voluto offrire al pubblico solo dei documenti fotografici… consapevoli che la fotografia è uno strumento che richiede di essere utilizzato con grande delicatezza… I nostri operatori, non senza sforzi, sono riusciti a ottenere degli scatti dove l’insieme non è sacrificato ai dettagli e dove i primi piani e gli ultimi si fondono in una armoniosa esattezza…” (il testo integrale compare qui sotto).
Tutto quasi vero. Le immagini difatti raccontano una città colta nella sua molteplice vivacità. All’occhio attento però non deve sfuggire l’utilizzo diffuso, per rendere qualche immagine più attraente, della tecnica del Photoshop dell’epoca: il copia, ritaglia e incolla. Dell’aggiunta insomma, soprattutto nei primi piani, di personaggi, carrozze, automobili e ciclisti che “provengono” da fotografie realizzate in tempi e ambiti diversi. L’accuratezza del collage non riesce infatti a nascondere le differenze prospettiche, le ombre “diverse”, le dimensioni improbabili. Tutte le scene sono colte però con un senso molto innovativo dell’inquadratura. Si guardino con attenzione le fotografie dello Zoo, di Longchamp, dei Lungo Senna, dei Corsi mascherati di mezza Quaresima, delle Occasions exceptionelles, dell’Acrobata, dei Veterani (Les Invalides chez Eux) del Teatrino delle marionette (con campo e controcampo nella stessa pagina), del Palais du Luxembourg o della Vetrina del negozio di Paul Hamelin, sembrano frutto dell’obiettivo di un fotografo dei gironi nostri.
Un discorso a parte meritano le didascalie (solo a volte bilingui) a loro volta rappresentative di un epoca. Colpisce, per fare un solo esempio, la citazione del motto nazionale (Liberté, Egalité, Fraternité) per commentare tre fotografie di spettatori in carrozza a Longchamp che dimostrerebbero che non ci sono più distanze sociali! Qualche parola merita anche la pubblicità che compare in seconda, terza e quarta di copertina. Nihil sub sole novi: rimedi per il diabete, per il cancro e l’anemia. Dentifrici, acque minerali, argenteria. E… macchine fotografiche: si decantano le meraviglie che possono realizzarsi con la Verascope, una binoculare dovuta all’inventiva di Jules Richard. Persino le Signore saranno in grado di usarla, costa 175 franchi e (lo si dichiara in calce a diverse foto pubblicate nei fascicoli) l’hanno utilizzata molti degli operatori (restati rigorosamente anonimi) per produrre le immagini che faranno di PARIS INSTANTANÉ “un quadro brillante e completo della vita contemporanea” della capitale.